Louise Brown, la prima bimba nata da PMA, compie 45 anni. Il futuro è nell’Intelligenza artificiale?

Sono trascorsi ormai 45 anni dalla nascita di Louise Brown, la prima bambina concepita con la fecondazione assistita nel 1978: gli strumenti e le tecnologie disponibili per il trattamento dell’infertilità, da allora, si sono notevolmente evoluti.

Le tecniche impiegate nel laboratorio di PMA sono avanzate moltissimo fino ad arrivare, oggi, allo studio dell’impiego dell’intelligenza artificiale nell’ambito della medicina della riproduzione.

Come spiega Danilo Cimadomo, responsabile Scienza e Ricerca del gruppo Genera, che ne ha parlato nel corso di un recente convegno della SIERR (Società italiana di embriologia, riproduzione e ricerca) dedicato a questo tema, “esistono già dei sistemi di intelligenza artificiale nel nostro settore e verosimilmente l’applicazione di questi strumenti aumenterà. Il loro studio e approfondimento è in corso in tutto il mondo e l’Italia è all’avanguardia anche in questo campo”.

“È fondamentale, dunque, per gli esperti del nostro settore, essere informati per saper comunicare in modo corretto con i pazienti. Bisogna spiegare loro che al momento l’applicazione dell’AI si concretizza nell’avere a disposizione dei video in time lapse degli embrioni e nell’applicazione di software dedicati finalizzati ad oggettivare e aumentare il livello di dettaglio delle analisi, ben oltre quello dell’occhio dell’embriologo, incrementando la qualità, la quantità e la standardizzazione delle informazioni che possiamo ottenere. Ciò riduce, nel tempo, anche le differenze che ci possono essere nella valutazione degli embrioni fra diversi centri specializzati”.

Ma aumentando le conoscenze a livello teorico, “potremo tradurre tutto questo in un miglioramento della pratica clinica: sapere sempre di più su come gli embrioni si comportano in vitro permette di valutare meglio quali sono quelli con le maggiori chance di risultare in una gravidanza a termine.
Chiaramente poi ci potranno essere avanzamenti anche nella valutazione clinica delle singole coppie, al fine di personalizzare i trattamenti e sulla base di più oggettive predizioni delle loro chance di successo. Tutto questo rappresenta la promessa dell’intelligenza artificiale in questo ambito. Il nostro compito è però anche quello di frenare entusiasmi relativi ad applicazioni pionieristiche e attualmente soggette a costi ancora elevati, soprattutto in un ambito come quello della PMA. L’implementazione della tecnologia deve sempre essere razionalizzata con un approccio votato alla valutazione dei costi e dei benefici tecnici, logistici e clinici”.

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