Isterosalpingografia: cos’è e come si effettua?

In una certa fase di un percorso di PMA, capita a molte pazienti di doversi sottoporre a isterosalpingografia.

“L’isterosalpingografia rappresenta un’indagine importante nello studio della sterilità femminile e dovrebbe essere eseguita dopo una valutazione dei parametri di fertilità della coppia.
Per spiegare, però, cos’è l’isterosalpingografia – precisa Fabio Perricone, ginecologo del centro GeneraLife di Napoli – partiamo da cosa sono le salpingi. Le salpingi o tube sono due condotti simmetrici che collegano ciascuna delle due ovaie con l’utero. La loro funzione è fondamentale nel concepimento perché esse permettono il passaggio dell’ovulo maturo, rilasciato dal follicolo ovarico e pronto per la fecondazione, dall’ovaio all’utero. Altro ruolo determinante è captare l’ovulo (gamete femminile) e lo spermatozoo (gamete maschile) così da permettere il loro incontro, dando vita alla fecondazione”.

Cos’è l’isterosalpingografia?

“È un’indagine radiologica che permette, mediante l’impiego di un mezzo di contrasto, una valutazione dello stato e della pervietà delle salpingi.
L’isterosalpingografia è un esame relativamente poco invasivo, che fornisce indicazioni sulla situazione pelvica, indagando lo stato di pervietà delle tube, senza praticare un intervento chirurgico (come la laparoscopia), e senza richiedere quindi un’anestesia”.

“Un ipotizzabile vantaggio per l’isterosalpingografia – aggiunge il Dr. Perricone – è il suo eventuale effetto terapeutico. È stato infatti osservato un apparente incremento del tasso di gravidanze spontanee dopo isterosalpingografie risultate normali. Il meccanismo mediante il quale tale esame potrebbe acquisire un valore terapeutico, è soltanto ipotetico (eliminazione di un eventuale tappo mucoso che ostruisce il lume tubarico)”.

Quando viene suggerita?

“L’isterosalpingografia è un esame suggerito – prosegue il ginecologo – in presenza di dati anamnestici suggestivi di eventuale patologia utero-tubarica:

• episodi ripetuti di infezione pelvica;
• abortività ripetuta;
• precedenti gravidanze extrauterine.

L’esame permette di diagnosticare svariate patologie pelviche:

• fibromi uterini sottomucosi;
• polipi endometriali;
• aderenze e sinechie intrauterine;
• malformazioni uterine (utero unicorne, bicorne, didelfo, setto, ipoplasia, agenesia);
• occlusioni tubariche istmiche, prossimali o distali;
• aderenze peritubariche;
• incontinenza cervicale”.

Come si effettua?

“L’isterosalpingografia richiede l’iniezione di un mezzo di contrasto in cavità uterina mediante l’impiego di un particolare apparecchio, l’isteroiniettore.
L’esame dovrebbe essere effettuato durante la fase proliferativa tardiva del ciclo mestruale, dopo la fine del flusso e prima dell’ovulazione: ciò per evitare complicanze legate al sanguinamento e danni ad un’eventuale gravidanza iniziale.

Introdotto lo speculum ed effettuata un’adeguata disinfezione vaginale, è necessario pinzare il collo dell’utero. Successivamente viene applicato l’isteroiniettore a livello dell’orifizio uterino esterno, e, previa azione di trazione sul collo dell’utero per allinearlo al canale vaginale, viene iniettato lentamente il mezzo di contrasto. Di solito vengono effettuati vari radiogrammi, che mostrano le varie fasi di riempimento prima della cavità uterina e poi delle tube.

Si possono verificare a seguito dell’esame algie pelviche. Il dolore può insorgere in seguito ed è legato in un primo momento all’applicazione della pinza da collo e all’introduzione della cannula; successivamente possono evocare dolore la dilatazione del canale cervicale, (conseguente all’iniezione del mezzo di contrasto), un eventuale ostacolo al deflusso del mezzo di contrasto in cavità peritoneale (per occlusione tubarica o spasmo tubarico), ed infine lo stesso passaggio del mezzo di contrasto in addome.
Tutt’oggi – conclude l’esperto – l’isterosalpingografia risulta una metodica utile per determinare la pervietà tubarica. Esistono altre indagini come la sonoisterosalpingografia che si avvale del supporto ecografico e non radiografico e rappresenta dunque una valida alternativa”.

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