Il transfer di embrioni è un momento molto importante nel percorso di Procreazione Medicalmente Assistita e consiste nel trasferimento in utero di uno degli embrioni maturati in laboratorio.
Cos’è il transfer di embrioni?
Quello del transfer è uno dei momenti centrali per le coppie che intraprendono un percorso di PMA. È una procedura indolore che viene effettuata in sala operatoria per garantire la sterilità, sotto guida ecografica e preferibilmente a vescica piena.
Il transfer si effettua quando l’endometrio – cioè la parete interna dell’utero nella quale verrà rilasciato l’embrione – sarà idoneo. Comprendere il momento in cui l’utero è adeguatamente pronto ad accogliere l’embrione, la cosiddetta finestra di impianto, è un aspetto fondamentale.
L’embrione infatti, è il frutto della fecondazione dell’ovocita, il gamete femminile, da parte dello spermatozoo, il gamete maschile. Quando il concepimento avviene in modo spontaneo, la fecondazione avviene all’interno del corpo della donna. Nei casi in cui ci si avvalga della Procreazione Medicalmente Assistita, la formazione dell’embrione può avvenire:
- All’interno dell’apparato genitale femminile, se si sono utilizzate tecniche di I livello, come l’inseminazione intrauterina (IUI);
- All’esterno del corpo femminile, se si sono utilizzate tecniche di II o III livello, come la FIVET o ICSI. In questo caso, l’embrione formatosi in laboratorio viene successivamente trasferito nell’utero della donna.
Dopo il trasferimento embrionale possono essere consigliati alcuni giorni di riposo e la limitazione di attività fisiche stressanti.
Dopo circa undici giorni (se il trasferimento embrionale è stato effettuato allo stadio di blastocisti), si effettuerà il test di gravidanza sul sangue (dosaggio di ßhCG) che deve essere immediatamente comunicato al medico di riferimento.
Come avviene il transfer di embrioni
La procedura del transfer non è complessa, si tratta di un processo rapido e indolore, che solitamente non richiede anestesia o sedazione. Può essere eseguito sotto controllo ecografico transaddominale con l’inserimento di un catetere attraverso la cervice, da dove verrà raggiunto l’utero per il rilascio dell’embrione.
La procedura viene eseguita in una sala dedicata, integrata nel laboratorio di embriologia per assicurare la massima sterilizzazione dall’ambiente esterno, e garantire il massimo potenziale di impianto agli embrioni da trasferire.
Dopo alcuni minuti di riposo, alla paziente sarà consentita la ripresa delle attività quotidiane, con l’accortezza di evitare sforzi eccessivi.
Il numero di embrioni da trasferire in utero verrà scelto dal medico rispetto alla situazione specifica.
Secondo gli ultimi aggiornamenti dell’Istituto Superiore di Sanità rispetto alla situazione a vent’anni dalla legge 40/2004, il numero medio di embrioni trasferiti in utero è andato in diminuzione passando da 2,3 nel 2005 a 1,3 nel 2022 e di conseguenza è diminuita la percentuale di parti multipli, ovvero uno dei maggiori rischi collegati all’utilizzo delle tecniche di procreazione assistita, passando da 23,2% del 2005 al 5,9 del 2022.
Gli embrioni vengono di norma trasferiti in utero allo stadio di blastocisti (circa cinque-sei giorni dopo la fecondazione). Questa fase è caratterizzata dalla formazione di una cavità centrale chiamata “blastocele”.
Nella blastocisti possiamo individuare due parti principali: il “trofoblasto”, che diventerà la placenta, e l’embrione stesso. Questa complessa struttura è essenziale per il passaggio successivo, cioè l’annidamento nell’endometrio.
Transfer e gravidanza: sintomi
I sintomi di una gravidanza possono essere soggettivi, per questo è importante non condizionarsi e cercare di vivere il momento di attesa delle Beta nel modo più sereno possibile. In ogni caso, per alcune può manifestarsi sottoforma di dolori alla pancia, nella zona dell’utero che potrebbero essere riconducibili all’annidamento dell’embrione in utero.
Anche la tensione al seno può essere un sintomo abbastanza comune che però non indica necessariamente l’inizio di una gravidanza in quanto il seno è un “sensore” di estrogeni che nelle donne che affrontano cicli di PMA sono quasi sempre sopra i livelli normali.
In questi momenti può essere utile avere un approccio positivo, soprattutto in casi di precedenti fallimenti, è importante avere lo spirito giusto, consci dell’impegno richiesto in questo percorso che può essere complesso e impegnativo.
Pre e post transfer embrionale
L’attesa del transfer può essere uno dei momenti più stressanti in un percorso di PMA. In generale alcuni consigli possono riguardare lo stile di vita, quindi:
- Non fumare, bere caffè, alcool, o assumere droghe;
- Non assumere cibi crudi;
- Evitare o ridurre il consumo di liquirizia, in grado di aumentare la produzione di prostaglandine;
- Limitare il consumo di spinaci;
- Evitare formaggi non pastorizzati;
- Evitare dolcificanti artificiali.
Meglio invece concentrarsi su pensieri positivi, e:
- Consumare frutta e verdura, avendo l’attenzione di lavarle con il bicarbonato;
- Mangiare cibi che contengono Omega 3, tra cui pesce azzurro e frutta secca;
- Consumare alimenti ricchi di ferro e zinco;
- Limitare latticini preferendo alimenti fermentati come miso, yogurt e kefir.
Dopo il transfer è fondamentale sostenere il rivestimento uterino. Bisogna, quindi, evitare cibi spazzatura, carboidrati e zucchero raffinati (merendine, biscotti, prodotti da forno pronti, bibite etc..) limitando i grassi saturi, comuni negli snack industriali, e preferendo alimenti integrali e frutta/verdura di stagione.
Infine, l’attività fisica, se moderata e dolce, è sempre un ottimo alleato per il corpo e la mente.