Rischi per donna e nascituro legati alla PMA

Esistono potenziali rischi per la donna o per il nascituro, derivanti dal ricorso alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita? E’ un domanda comune fra i nostri pazienti. In questa pagina riportiamo le più recenti evidenze scientifiche su questo tema, corredate da precise referenze. I nostri esperti sono comunque a disposizione per rispondere a ulteriori dubbi e alla valutazione personale di ogni diverso caso.

RISCHI MATERNI

Complicanze post PMA

La procedura di PMA può essere considerata semplice e sicura, ma come ogni tipo di trattamento medico non può essere totalmente esente da rischi. Ad esempio, l’uso dei farmaci per la stimolazione ovarica espone la donna al rischio di insorgenza della sindrome di iperstimolazione ovarica severa (OHSS) con una incidenza variabile tra lo 0,5% al 5% (Delvigne et al., 2002). La condizione di iperestrogenismo indotta dalla stimolazione ovarica ormonale può, in pazienti geneticamente predisposte per trombofilia, aumentare il rischio di patologia trombotica. I dati della letteratura indicano che dopo una procedura di prelievo di ovociti c’è un basso rischio di problematiche strettamente connesse all’anestesia (circa 0,04%) e di complicanze per i paziente legate alla procedura chirurgica (circa 0,5%). Tra le complicanze possiamo distinguere emoperitoneo (0.23%), dolore pelvico (0.06%), sanguinamento vaginale (0,01%), lesione vescicale (0,01%), complicanze infettive (0,04%), complicanze dell’anestesia (intorno 0,06%).

Rischi ostetrici

In generale, quando messe a confronto con quelle ottenute spontaneamente, le gravidanze da fecondazione assistita presentano un aumentato rischio di ipertensione gestazionale, eclampsia e preeclampsia, diabete gestazionale, placenta previa, distacco di placenta, placenta accreta, parto pretermine, distocia, taglio cesareo ed emorragia post-partum. E’ da notare che le curve riguardanti i rischi ostetrici dimostrano un trend in aumento all’avanzare dell’età materna, in particolare nelle donne di età oltre i 35 anni (Wang et al., 2021, JAMA Network Open). L’età materna avanzata è infatti correlata a un’aumentata incidenza di complicanze materno-fetali in gravidanza rispetto ai gruppi di controllo (30-35 anni) (Frick, 2020).

L’incidenza di eventi avversi in gravidanza e nell’immediato post partum, sia materni che neonatali si nota soprattutto in gravidanze in pazienti di età superiore ai 44 anni dopo trattamento di procreazione medicalmente assistita. Nel dettaglio, da alcuni studi emerge un aumento dei disordini ipertensivi, quali ipertensione gestazionale, preeclampsia ed eclampsia e di diabete gestazionale (Ben David et al, Materm Child Health J 2016; Arya et al, J of Women Health 2018). Altre ricerche riportano un aumento del rischio di insufficienza cervicale, minaccia di parto pretermine, PROM (rottura prematura delle membrane) e p-PROM (precoce rottura prematura delle membrane), disordini di placentazione, quali placenta previa con o senza emorragia (Ben David 2016 Materm Child Health J) e placenta accreta e, infine, una maggiore incidenza di parto operativo (Glasser et al 2011, Fertil Steril).

RISCHI FETALI E NEONATALI

Le considerazioni che seguono partono dal principio secondo cui nei nostri centri si privilegia il ‘single embryo transfer’: è stato dimostrato infatti che le conseguenze positive del trasferimento di un singolo embrione si riflettono anche sulla salute globale della progenie. Le gravidanze multiple dopo un trattamento di fecondazione assistita rappresentano, allo stato attuale, la principale causa di esiti feto-neonatali avversi.

Nonostante il gruppo Genera adotti politiche di trasferimento di singolo embrione, volte a minimizzare i rischi per la salute della donna e del bambino (Grady et al., 2012), non si può escludere totalmente il rischio che si instauri una gravidanza gemellare (circa nel 4% dei casi; Kawachiya et al, 2011) e molto raramente plurima. Qualora si instauri una gravidanza gemellare (o trigemina) esiste un aumentato rischio che ciascuno dei gemelli abbia deficit fisici e/o mentali alla nascita. Il rischio che si instauri una gravidanza extrauterina è del 2.1% (Sowter and Farquhar, 2004), mentre l’incidenza di aborto spontaneo è sovrapponibile a quella esistente in caso di concepimento naturale.

Sebbene i rischi siano modesti, i neonati dopo gravidanza singola da fecondazione in vitro rispetto a quelli concepiti spontaneamente hanno maggiori probabilità di avere esiti perinatali sfavorevoli, in particolare di parto pretermine o con basso peso alla nascita. Inoltre, il rischio di malformazioni è lievemente aumentato nei bambini nati da Fecondazione assistita rispetto ai nati della popolazione normale (Chen et al., 2018).

Tuttavia, tali dati vengono desunti, per la maggior parte, da studi retrospettivi ed è pertanto difficile valutare i rapporti causali. L’aumentato rischio di insorgenza di anomalie, malformazioni, patologie neonatali sembra essere principalmente legato a fattori come l’età materna avanzata al momento del concepimento e alla possibile presenza di fattori genetici collegati all’infertilità. Nella fattispecie, non si può escludere che tali effetti siano dovuti non tanto alle procedure di procreazione assistita, ma alle caratteristiche della popolazione che vi accede. In un’ampia valutazione effettuata sui dati più recenti della letteratura emerge, infatti, l’importanza del background familiare (più che della tecnica in sé) sull’aumento del rischio di malformazioni congenite in bambini nati da tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (Pinborg et al. 2013).

In particolare, le gravidanze ottenute da ovodonazione presentano outcomes perinatali meno favorevoli rispetto a quelli delle gravidanze ottenute da fecondazione in vitro omologa o spontanea, verosimilmente a causa di fattori immunologici o altri fattori confondenti come l’età materna avanzata, comorbilità materne e caratteristiche dell’ambiente uterino.

La maggior parte della letteratura è concorde nel ritenere che non vi siano differenze statisticamente significative fra la percentuale di malformazioni in bambini nati su ciclo fresco o su congelato (Pinborg et al., 2013, Maheshwari et al., 2016, Zhao et al. 2016).

Infine i dati relativi allo sviluppo cognitivo e psicomotorio sono concordi nel rilevare l’assenza di differenze fra i concepiti spontaneamente o a seguito di FIVET/ ICSI (Sanchez-Albisua et al., 2011). Non vi sono dati allo stato attuale che consentano di escludere completamente implicazioni a lungo termine sulla salute dei bambini nati con la fecondazione in vitro classica (e con la tecnica ICSI).