Il supporto psicologico: quanto è importante in un percorso di PMA?

Il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita, da un punto di vista emotivo, è un percorso molto complesso che porta la coppia a vivere intense emozioni spesso difficili da gestire come la rabbia, la frustrazione, la delusione, il dolore o il senso di solitudine.

“Si potrebbe parlare di una montagna russa emotiva dove ogni fase può essere caratterizzata da momenti di fiducia ed ottimismo, alternati a momenti di stanchezza e maggior sconforto, afferma la psicologa e psicoterapeuta del centro Genera Roma Federica Faustini. Inoltre – prosegue la psicologa – alcune coppie hanno timore ad esporre al medico tutti i dubbi, i timori o le preoccupazioni legati al percorso di PMA”.

Quanta importanza ha per la coppia poter contare su un supporto psicologico?

“Quando la coppia affronta un percorso di PMA per la prima volta, spiega l’esperta – è generalmente molto difficile comprendere e ritenere necessario un supporto psicologico soprattutto nella fase pre-trattamento. L’atteggiamento è generalmente fiducioso, resiliente e questo porta i pazienti a non sentire la necessità di usufruire della consulenza psicologica.

C’è da dire però, che la fecondazione assistita ha delle fasi che sono fisiologicamente stressanti e lo sono per tutti, anche se il modo di affrontarle differisce a seconda delle caratteristiche individuali, di coppia e delle esperienze di vita pregresse. La consulenza psicologica – quindi sottolinea la dottoressa – è importante e si differenzia a seconda delle varie fasi del percorso di PMA.

Nella fase iniziale, ad esempio, il supporto psicologico è orientato a fornire informazioni su quelle che potranno essere le implicazioni emotive durante il trattamento e aiuta la coppia a:

  • identificare possibili fattori di stress associati alle procedure mediche;
  • ad accettare eventuali differenze di coppia nel modo di gestire ed affrontare i vari step;
  • a diventare consapevoli che un percorso di questo tipo esula dal loro controllo;
  • ad imparare ad affidarsi allo staff medico.

Nella fase più avanzata del trattamento, invece, continua la Dott.ssa Faustini, il supporto avrà un duplice taglio:

  • contenitivo nell’affrontare tematiche e preoccupazioni specifiche;
  • psico-educativo nell’impartire tecniche specifiche come il rilassamento, la gestione dell’ansia, tecniche di distrazione, o tecniche comunicative di coppia che saranno spendibili in ogni fase del percorso a seconda delle esigenze personali.

Infine, nella fase post-trattamento, in caso di insuccesso, la coppia è chiamata a prendere una decisione su come proseguire, se iniziare un nuovo ciclo di trattamento o valutare la possibilità di terminare il percorso, se prendere in considerazione altre alternative come la fecondazione con donazione di gameti. Tutto questo chiaramente a seconda di quanto viene prospettato dal medico di riferimento. Anche in questo caso, precisa la psicoterapeuta, il supporto psicologico può aiutare la coppia ad elaborare il dolore e a considerare nuove prospettive e/o possibilità per il futuro, aiutandola a gestire le emozioni connesse a queste scelte”.

“Alla fine, però, conclude la Dr.ssa Faustini, l’obbiettivo principale del supporto psicologico è quello di preservare la qualità della relazione coniugale, aiutando la coppia non solo a parlare liberamente di ciò che prova e a comunicare in modo più efficace all’interno della propria relazione, ma anche a mantenere un atteggiamento realistico nei confronti del percorso imparando a gestire i momenti più faticosi, a trovare le giuste strategie per gestire le relazioni con il mondo esterno e a tirare fuori le risorse personali per far si che la PMA non diventi l’unico aspetto della propria vita”.

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